17 maggio 2010

EDOARDO VIANELLO - Arriva un’altra estate con pinne, fucili ed occhiali

- di Mino Rossi

Edoardo Vianello sempre in tour con i suoi tormentoni più famosi nati nei favolosi anni Sessanta. Musica e humour, e le sfrenate invenzioni del paroliere Carlo Rossi. Il cantautore romano è un picaro delle spiagge, un trionfatore dei juke-box, un re Mida del mare. La popolarità dei Watussi e il cha-cha-cha della Cicciona mentre sulle passerelle spopolava Twiggy, la modella pelle e ossa. Twist e surf sulle terrazze degli stabilimenti balneari quando incrociavamo le mani "come farebbero i marziani". Ma il massimo fu l'hully-gully.

Maledetto picaro delle spiagge che ci hai costretti a fare quattro passi avanti, quattro indietro, tre avanti, un giro e ancora tre passi avanti con saltello per ballare l'hullygully al tempo dei Watussi sotto il Kilimangiaro che inventarono tanti balli e il più famoso era l'hullygully. Sono stati giorni di follie, in quegli anni Sessanta, e di ragazze abbronzatissime, a a a abbronzatissime, col profumo di salsedine e il viso nerissimo. Rotolavano i barattoli di Gianni Meccia, girava il mondo di Jimmy Fontana, tutti legati al granello di sabbia di Nico Findenco, e andavamo con pinne, fucili e occhiali a tuffarci con la testa all'ingiù in quel mare che era una tavola blu. Caro Edoardo Vianello, picaro delle spiagge, le tue canzoni a tutto volume nei lidi dell'estate a diffondere allegria e cha cha cha, simpatia e twist, amori a prima vista e surf, ancora echeggiano in riva al mare, sulle rotonde e sotto gli ombrelloni. Carissimo, ma vuoi vedere come dondolo ancora? Guarda come dondolo con le gambe ad angolo, con l'ultimo capello biondo che m'è rimasto, ma quale capello, è solo un crine di cavallo.

Siamo andati avanti così noi degli anni '30 e dintorni, i trentenni degli anni Sessanta, e il mio 1934 fu una magnifica infornata di talenti, Sophia e Brigitte Bardot, Yuri Gagarin, Giorgio Armani, Gino Paoli e Ornella Vanoni, l'anno in cui l'Italia vinceva la prima coppa del mondo di calcio. Tu venisti alla luce e alla canzone quattro anni dopo, nel 1938, in buona compagnia, Nino Benvenuti e Claudia Cardinale, Celentano, Califano, Maurizio Costanzo. A Chicago, quell'anno, esplose il boogie-woogie. In Italia si cantava faccetta nera e non ci davamo pace per Maramao che era morto nonostante non gli mancassero il pane e il vino. Natalino Otto si toglieva un sassolino dalla scarpa. Bene, Edoardo Vianello. Leggo la tua autobiografia ("Re Mida dell'estate", Armando Curcio Editore) e ricavo la notizia della fisarmonica che era di tua sorella, ma te ne impossessasti per inventare motivi ballabili e, a 18 anni, vai sul palco del Teatro Flaminio, a Roma, per lo spettacolo allestito dall'Istituto di ragioneria Leonardo Da Vinci, tu aspirante ragioniere e improvvisato gospelsinger, cantante di gospel con un quartetto di finti negretti, e ti metti a cantare good morning sister Mary, good morning brother John, nientemeno lo spiritual che Mahalia Jackosn canta a Newport sotto la pioggia. Era il 1956. Grace Kelly sposa Ranieri d i Monaco. Te ne vai a fare l'attore e il cantante nella Compagnia di Lina Volonghi, Alberto Lionello e Lauretta Masiero. Incontri un ragioniere, tu che non sei più diventato ragioniere, ed è Carlo Rossi, il paroliere romano che ha quasi vent'anni più di te e, a tambur battente, nascono i successi infiniti di "Abbronzatissima", la sesta canzone più cantata dagli italiani all'estero, 50 milioni di copie nel mondo, e "I Watussi", tra le quindici canzoni più eseguite in Italia.

John Fitzegerald Kennedy è il presidente della nuova frontiera, Mary Quant accorcia le gonne alle ragazze, Martin Luther King marcia pacificamente a Washington, la Rai apre un secondo canale televisivo, Neil Armstrong e Buzz Aldrin mettono piede sulla Luna, i quattro Beatles già marciano in fila indiana sulle strisce pedonali di Abbey Road a Londra. Erano i favolosi Sessanta, caro Edoardo Vianello. Cinquecentomila figli dei fiori andarono a Woodstock. Piovve e ballarono nel fango, nudi e con un po' d'erba, e Jimmi Hendrix cantò per due ore accompagnandosi con la celebre chitarra, e Joan Baez fu proprio l'usignolo di Woodstock. Chi siamo, non pensiamo al domani. E' il consiglio musicale del 1959. Lesley Hornby, la fantastica ragazza della swinging London, è magra come un legnetto, e perciò la chiamano Twiggy, fotomodella pelle e ossa. Ma tu, Edoardo Vianello, vai controcorrente con "Cicciona cha cha cha". Sanremo? "Che freddo" la cantano Sergio Bruni, Claudio Villa e Sergio Endrigo nel 1961. Il supremo Ennio Morricone introduce inconsuete sonorità negli arrangiamenti della tua allegria musicale. Siamo in pieno clima di tormentoni. Quanto ci hai tormentato, Edoardo Vianello? Il juke-box ha la febbre.

La pista è invasa. I piedi sono bollenti. Siamo due esquimesi nell'inverno di Alessandria, nel vento di Torino, nello sbadiglio di Milano. Carlo Rossi le inventa tutte. Ha una fantasia inesauribile, miscelatore straordinario di ironie che la tua musica, Edoardo, condisce ed elettrizza mentre la tua voce perentoria s'irradia affondando nei nostri padiglioni auricolari. Ti fanno il verso in tanti. Mina sulla stessa spiaggia e sullo stesso mare. Gino Paoli col sapore di sale e col sapore di mare. Ma la partita di pallone urlata da Rita Pavone è tua e di Carlo Rossi, il tandem che non perdona, la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita. E, alla partita, gli altoparlanti diffondono watussi e abbronzatissime, pinne, fucili e occhiali che si sovrappongo a terzini, mediani e attaccanti. Siamo nel tuo mondo spiritoso e disimpegnato, Edoardo. Suona una tumba e mi vien la tremarella muovendo le mani, sfiorando col dito la bocca, incrociando le braccia. La tremarella del 1964 q uando ancora Gigliola Cinquetti non aveva l'età e dal poligono di Wallops Island, in Virginia, sparammo un razzo col primo satellite italiano. Ma noi in preda alla tremarella ballando il surf. Ci pensi, Edoardo? Il surf, incrociando insieme queste mani come farebbero i marziani. Così il tempo è volato. Mezzo secolo è volato sotto i raggi del sole (come è bello sognare) e alle falde del Kilimangiaro (dove ci sta un popolo di negri). Ed ora te ne vai fotografando le fontane di Roma, duemila fontane, le più famose e le più segrete dell'urbe, e non ti fermi mai, re Mida dell'estate, tormento ed estasi di noi che ai watussi gli arriviamo alle ginocchia e le abbronzatissime sono abbronzate tutto l'anno.

Da www.lisolaweb.com

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