8 gennaio 2010

MINACCE A GHINI, EDOARDO VIANELLO REPLICA:


"Mai avuto scontri feroci con Massimo Ghini"

di Emiliana Sabia - 07/01/2010




(20:30) - La vicenda delle minacce ricevute da Massimo Ghini sta assumendo contorni preoccupanti. Abbiamo già affrontato nei giorni scorsi la questione. Riteniamo deontologicamente corretto dare, qualora la situazione lo richiedesse, la possibilità a chi in questa vicenda è, o è stato coinvolto, il diritto di replica. E' proprio questo il caso.
Edoardo Vianello, presidente dell'Imaie dal 21 maggio 2008 al 14 luglio 2009, ci tiene a dire la sua per sgomberare il campo da equivoci. Lo fa attraverso una lettera in risposta all'intervista rilasciata, il 4 gennaio scorso, da Massimo Ghini al Corriere della Sera.
Scrive Vianello: "Con sincera preoccupazione ho appreso delle reiterate minacce dirette all’ex Componente del Consiglio di Amministrazione dell’IMAIE Massimo Ghini. La serietà del personaggio è tale che induce ad escludere qualsiasi intento pubblicitario; la gravità della situazione dell'IMAIE non necessita di alcun artifizio. Ho altresì appreso di presunti “scontri feroci” con il sottoscritto. Di tali scontri, tuttavia, ho scarsa memoria: il sottoscritto è stato eletto Presidente dell’IMAIE in data 21 maggio 2008, mentre Massimo Ghini, si è dimesso irrevocabilmente dall’incarico di componente del Consiglio di amministrazione dell’IMAIE con lettera del 22 luglio 2008. Nel breve periodo intermedio, Massimo Ghini non ha mai partecipato ai lavori del Consiglio di amministrazione, stante i suoi numerosi impegni…"
Ma una cosa in comune i due ce l'hanno. "Malgrado ciò-prosegue Vianello-concordo con Massimo Ghini: è importante che la giustizia faccia rapidamente il suo corso".
E' cosa ben nota che dal novembre 2007 la Procura di Roma ha avviato un’indagine, "in virtù di una denuncia presentata dal Consiglio di amministrazione dell’IMAIE (ciò smentisce presunte connivenze interne). A distanza di oltre due anni si è ancora in attesa di sapere l’elenco degli indagati e, soprattutto (sono un garantista convinto) le accuse nei confronti di coloro che (parole di Massimo Ghini) “hanno usato marchingegni poco chiari [e si sono avvalsi] di gruppi di potere e di connivenze all’interno dell’IMAIE. E’ però opportuno che anche il TAR Lazio si pronunci quanto prima sulla legittimità dell’estinzione dell’ente disposta (oserei dire … reiterata dalla Prefettura). Mi spiace che Massimo Ghini non abbia fatto riferimento a questa circostanza:l’IMAIE non è stata estinta per i presunti reati commessi (allo stato da soggetti ignoti) nel 2007…, ma per le difficoltà incontrate nel distribuire i proventi accumulati". Riportiamo in tal senso un stralcio dell'articolo firmato dal nostro direttore, Luca Ribustini, in data 8 giugno 2009 (vd. "primo piano" - archivio) redatto il giorno dopo aver intervistato l'ex Presidente IMAIE: "Vianello stesso ha chiesto chiarimenti in merito al compenso deliberato di 220 mila euro per una società che doveva fornire i data base degli artisti aventi diritto, che è poi diventato di 840 mila euro, ma senza alcuna delibera firmata. Data Entry, questo il nome della società, doveva fornire i nominativi degli aventi diritto, così da permettere all’IMAIE di versare i compensi maturati agli artisti; curioso notare che tra i motivi che il Prefetto imputa all’IMAIE nel suo decreto vi fosse quello di non aver pagato parte degli artisti perché incapace di procedere alla loro individuazione; c’è da chiedersi come abbia lavorato questa società che ha avuto un compenso quadruplicato perché, secondo alcuni, “lavorava talmente bene, che le è stato chiesto di proseguire nell’impegno”,
Vianello, nonostante tutto, sembra molto ben intenzionato a superare i presunti "scontri feroci". Ma, e il riferimento a Ghini è chiaro, "ove il TAR ripristini le funzioni naturali dell’IMAIE, è pronto (Ghini - ndr) ad impegnarsi pubblicamente con me per superare le logiche sindacali che hanno portato il Consiglio di amministrazione dell’IMAIE a non poter deliberare per mancanza del quorum? E’ in grado di garantire la cessazione di pratiche ostruzionistiche da parte di quello stesso sindacato (la CGIL) con cui è collegato e di cui – se ho ben capito – agogna il ridimensionamento? Non ritiene che questo sia il più serio impegno per superare il “clima d’odio” di cui lui stesso è stato vittima?" Si aspetta dunque una risposta.

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