9 luglio 2008

Edoardo Vianello - Dal "Il Giornale" del 09-07-2008


EDOARDO VIANELLO

Studiava poco, e di nascosto cantava. Il padre, poeta del Secondo Futurismo incluso nell’Antologia marinettiana, l’osservava come un oggetto misterioso e uno scansafatiche. «Ma che stai a’ fa?...», lo apostrofò quando la sua canzone Guarda come dondolo già trionfava nei juke-box. Esordi difficili, come tutti. Ma Edoardo Vianello riuscì a conquistarsi l’ammirazione paterna soltanto dopo il travolgente successo de I Watussi, un inno alla vita scanzonata che negli anni Sessanta trascinava giovani e matusa ai balli da spiaggia più sfrenati. «Da allora - ricorda Edoardo - papà diventò il primo dei miei fan». Il cantante che ha segnato un’epoca, a settant’anni suonati (ma non li dimostra), torna al suo pubblico di Roma chiudendo la stagione estiva dell’Auditorium Parco della Musica il 31 luglio. Il suo concerto prende il titolo dal novo cd che con caparbia freschezza Vianello sta per dare alle stampe, dal titolo Replay (l'altra mia estate). Tiratura limitata anche in vinile, «perché agli appassionati piace così», copertina d’autore firmata da Pablo Echaurren, che in un disegno brillante racchiude i cinquant’anni di vita artistica del cantante. Ormai un vero monumento della canzone italiana, roba da 50 milioni di dischi venduti nella lunga carriera («La cosa incredibile è che il numero di copie vendute negli ultimi anni è maggiore rispetto a quello degli anni ’60»). «Adesso l’ho capito, le mie canzoni sono futuriste, papà deve avermi trasmesso qualcosa nel dna...», gongola Vianello. Questo forse spiega perché durante gli anni Sessanta il cantante fosse così bistrattato dai critici, nonostante il successo gli aridesse ovunque, persino in Giappone, e famosi film utilizzassero le sue canzoni come colonna sonora. «Andavano i Tenco, Bindi, Endrigo e i critici mi consideravano uno che mirava soltanto alla vendita commerciale. Ma il fatto che le mie canzoni vengano cantate e ballate ancora dai giovani, testimonia che si sbagliavano». Gianni Borgna, presidente di Musica per Roma, gli ha proposto il concerto di chiusura dell’Auditorium dopo aver saputo che Edoardo si accingeva a incidere tutte le canzoni non sue. «L’idea mi pareva bislacca - commenta Borgna - ma poi siamo venuti a un compromesso… Con le sue canzoni allegre Vianello ha segnato le nostre estati e la nostra vita». La gente crede di conoscerle, le canzoni di Vianello, ma in realtà molti dei successi a lui attribuiti non sono affatto suoi. In realtà, ne ha scritte pochissime: «Semplicemente non mi venivano», ammette ora che, tanto per aumentare la confusione, ha deciso di incidere quelle degli altri, «così da farle mie». Il risultato è ancora una volta un cd estivo, fresco e tutto da ballare nel quale prevale il divertimento di un artista senza complessi. «L’ironia aiuta a sdrammatizzare, e questo aiuta la gente a vivere», conclude con il sorriso di sempre.

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